Le gemelle diverse
Il racconto per immagini delle avventure di Guillermina e Belinda.
Le foto appaiono vivide e colme di colori intensi, incorniciate da uno sfondo azzurro che amplifica la potenza delle immagini. La narrazione della vita delle protagoniste, scorre dinanzi ai nostri occhi, come in un film magnetico da cui non riusciamo a distogliere lo sguardo. Ogni foto evidenzia un aspetto originale di questo racconto, essenziale nelle ambientazioni, ma di una potenza incredibile. La maggiore intensità percepibile risiede nel fatto che pur essendo un reportage della fine del secolo scorso, la modernità del suo architrave è del tutto contemporanea.
Tale aspetto per non essendo affatto scontato nella maggior parte del lavori fotografici di analogo taglio , costituisce invece la caratteristica principale dell’attività di Alessandra Sanguinetti, nota fotoreporter, appartenente all’Agenzia Magnum dal 2007, ed impegnata in un’attività di documentazione iconografica del presente.
Il focus della mostra “Les Aventures de Guille et Belinda” presente alla Fondation Henri Cartier – Bresson fino al 19 maggio 2024, rientra in questa visione del mondo della fotografa ed è incentrato nel mettere a fuoco la vita di due amiche, che condividono gli spazi selvaggi di una fattoria in Argentina, documentando il passare del tempo sui loro volti e i loro corpi.
Le due ragazze vengono ritratte in momenti della loro quotidianità, ma essendo il lavoro della Sanguinetti protrattosi per vari anni, spesso l’ambiente selvaggio e naturale viene arricchito da set studiati dalla fotografa, per darne movimento e spessore, riuscendo a produrre immagini che strizzano l’occhio ad iconografie dell’arte classica. In “The Ophelias” 2002 , ad esempio, Guillermina e Belinda vengono ritratte galleggianti a pelo d’acqua, con vestiti che si abbinano alle sfumature dell’azzurro in cui sono immerse, tenendo in mano dei fiori di campo colorati. L’immagine, che ha un palese riferimento al quadro del pittore preraffaellita John Everett Millais, nel complesso rende il senso della fluttuazione essendo esteticamente armonica e potente, sebbene la messa in scena conferisca una dimensione assolutamente terrena allo scatto, rispetto a quella del quadro.
Guille e Belinda non sono estranee per la Sanguinetti, la quale, pur essendo nata a New York, ha vissuto a lungo con la sua famiglia in un ranch in Argentina, molto simile a quello che descrive nelle sue fotografie. I giochi delle due muse, erano fin da bambine allietate dalla presenza di Alessandra, che in compagnia della sua macchina fotografica, condivideva l’amore per gli animali di Juana, nonna delle due protagoniste ed immortalava senza sosta le sue nipoti e la loro fattoria . Fin da subito quindi la documentazione del vivere quotidiano, i sentimenti delle due cugine, ma anche il passare del tempo, la femminilità che cambia e la vita che scorre con i suoi elementi caratteristici, sono state le spontanee tematiche approfondite della fotografa. Inizialmente con uno sguardo naif, perseguito successivamente con maggior rigore, scegliendo di abbandonare l’iniziale carriera da antropologa, per frequentare l’Icp di New York e trasferirsi in seguito a San Francisco. Le foto della mostra si susseguono in una cronologia cromatica dai toni intensi. Le ambientazioni esprimono prepotentemente il loro ruolo, illustrando una pampas rigogliosa e impervia che ingloba ed accoglie i giochi delle due ragazzine. Il focus del lavoro della Sanguinetti è però ontologicamente più complesso e profondo, se lo si osserva con attenzione. Innanzitutto la terra di Argentina conosciuta nell’immaginario comune per il suo territorio selvaggio, per le immense distese sconfinate, per i gauchos e la loro vita da rancheri, non era mai stata legata all’immagine femminile. In questo caso invece Guille e Belinda rappresentano l’altra faccia della stessa medaglia. I loro giochi semplici, avvengono proprio nello stesso ambiente che era sempre stato attribuito all’ appannaggio maschile, certe volte scimmiottando anche il machismo tipico, decostruendone l’archetipo. Nel complesso il lavoro della Sanguinetti evoca alla memoria le foto di famiglia di coloro che cresciuti nelle stesse epoche o magari qualche anno prima, hanno vissuto in un ambiente naturale e privo di stimoli sofisticati, in cui il rapporto immediato con gli animali, il travestirsi con gli abiti dei grandi, i gioco di ruolo o semplicemente il bagno in un ruscello incontaminato, era all’ordine del giorno, espressione del divertimento puro. In quest’ottica innovativa e moderna, anche il corpo delle due ragazze ed il loro cambiamento attraverso le epoche, assume una notevole rilevanza. Non è secondario osservare come in un’epoca, assolutamente lontana dal body positivity e dalle campagne moderne volte all’accettazione dei corpi, non sempre conformi al giudizio comune, l’effigie delle due cugine, esteticamente molto diverse tra loro, non solo non appare fuori contesto, ma sembra assolutamente fisiologica all’ambiente e al racconto delle immagini, consentendo alla fisicità di assumere quella forma che spesso ha perso nelle foto patinate a cui siamo abituati. La spontaneità delle protagoniste buca lo schermo, la loro sicurezza e gioia si diffonde in noi, guardandole prive di condizionamenti esterni, anche quando i loro corpi affrontano i cambiamenti di ogni donna, come la gravidanza o la maternità, vissuti talvolta in maniera controversa nell’epoca contemporanea. Col passare del tempo anche lo sguardo della Sanguinetti sul mondo e sugli eventi è cambiato ed anche la storia di Guillermina e Belinda si sta arricchendo di nuovi capitoli.
La fotografa argentina sta infatti lavorando al momento su una serie di filmati girati a Guillermina e Belinda negli stessi anni in cui vennero prodotte le foto della mostra, che potrebbero diventare dei supporti filmici, introducendo una differente narrazione del reportage, un altro punto di vista sulla storia già raccontata. Nello stesso tempo, così come nella serie di foto oggetto della mostra, vengono messe in evidenza l’evolversi del concetto di femminilità delle due protagoniste, Sanguinetti col suo recentissimo lavoro, sta mettendo in campo una nuova immagine delle due donne. Vogue Italia celebra infatti il racconto di Guille e Belinda con un servizio in cui le due muse appaiono oggi, ritratte da Alessandra Sanguinetti in abiti glamour, lontane anni luce dalla naturalità selvaggia delle fotografie di un tempo. Le immagini sono ora colorate ed accattivanti, le due protagoniste guardano ancora dritto in macchina senza incertezza. Il loro corpo assume pose fluide, esattamente come lo erano in un contesto più minimale, quando erano più giovani. La vita che hanno vissuto, forgia le immagini attuali di queste due donne, che pur affrontando nella loro esistenza un percorso pieno di eventi e di emozioni, non hanno perso il loro fascino e la loro forza estetica. La potenza delle immagini della Sanguinetti le dipinge nel momento presente. Incarnando ruoli contemporanei, le due nuove amazzoni della vita degli anni duemila, portano avanti quel famoso storytelling di cui tanto si parla ai nostri giorni, perfettamente singolare e cifra stilistica inconfondibile del lavoro della fotografa argentina.
Fondation Henri Cartier-Bresson
Alessandra Sanguinetti
Le Avventure di Guillermina e Belinda
a cura di:
Clément Chéroux, Direttore, Fondation Henri Cartier-Bresson
Pierre Leyrat, curatore, Fondation Henri Cartier-Bresson
30 Gennaio 2024 – 19 Maggio 2024
Le gemelle diverse: il racconto per immagini delle avventure di Guillermina e Belinda